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RICERCA E CATALOGAZIONE DI DOCUMENTI STORICI NEGLI ARCHIVI DELLA SOMS DI VIGGIU'

 

a cura della Prof.ssa Donatella Rigiretti con la classe 4 B

A.S. 2014/15

 

 

 

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

All’interno del progetto di alternanza Scuola-lavoro relativo all’anno scolastico 2014-2015, la nostra classe ha avuto l’opportunità di accedere agli archivi della società di mutuo soccorso di Viggiù e all’archivio comunale dello stesso paese.

Accanto all’attività di “pulitura” e “restauro” di disegni relativi alla scuola d’arte legata alla SOMS, divisi in gruppi abbiamo sperimentato l’attività di ricerca e catalogazione di documenti storici. Ci siamo concentrati sul periodo legato alla prima guerra mondiale, alla ricerca di documenti che attestassero la relazione tra la grande storia (la guerra) e la storia di una piccola comunità periferica dal punto di vista politico e geografico, ma attivissima.

L’attività, che ha coinvolto e appassionato molti di noi, non ha alcuna pretesa di avvicinarsi al lavoro di uno storico vero e proprio: per un’indagine completa avremmo dovuto consultare almeno i giornali locali (tra tutti La Prealpina) e gli archivi di Stato di Como e Milano.

Nonostante i limiti della nostra ricerca, abbiamo raccolto alcune informazioni che evidenziano i legami tra una società operaia nata nel panorama del mutuo soccorso del secondo Ottocento e la tragedia della Grande Guerra.

Ci ha guidati nel lavoro il libro scritto dal gruppo alpini di Viggiù-Clivio di Beppe e Peppino Galli, pubblicato il 4 novembre 2014.

 

 

RELAZIONE

 

Prima ancora che l’Italia entri in guerra, la presenza di un clima bellico si manifesta a Viggiù con il divieto di volo imposto dalla sottoprefettura di Varese. E’ il 17 marzo 1915 e il divieto interessa il territorio della provincia di Como che è compreso tra le zone vietate per le aereonavi civili e perciò è vietata la navigazione di qualunque aereo che non appartenga all’esercito. Nel documento indirizzato ai sindaci di tutti i comuni interessati si specificano i segnali di intimazione di atterraggio (a seconda che sia giorno o notte)

Poco dopo, con l’entrata in guerra dell’Italia, nasce a Viggiù il comitato di assistenza civile e militare a cui partecipa anche Giovanni Molina, presidente della società operaia. Il suo programma:

  • Sussidio alle famiglie bisognose dei richiamati

  • Tutela dei loro interessi

  • Lavoro ai disoccupati

  • Raccolta di materiale sanitario per allestire un piccolo ospedale per gli invalidi.

Segue sottoscrizione a cui partecipa con 10 lire anche il Molina.

 

Nell’archivio della SOMS c’è un elenco dei giovani di Viggiù partiti nei primi mesi del conflitto verso le “zone di guerra”.

Nella lista sono compresi anche Giulio Provini, che a settembre cade sul  Carso e sarà ricordato dalla società di mutuo soccorso e Ernesto Guerra, che nello stesso anno risulterà prigioniero a Mauthausen.

 

L’archivio della società ha conservato la minuta di diverse lettere spedite nei primi mesi del conflitto ai soci in partenza o appena partiti per il fronte. Il contenuto è lo stesso:

 

“Dopo la vostra partenza che con quella di molti altri soci privò la nostra società di affezionati e validi cooperatori, il Consiglio nostro unanime sentì il dovere di rendersi pienamente conto della vostra preziosa esistenza nell’ora in cui la Patria, il vostro Paese e la vostra società sono pronti a rendersi al vostro felice ritorno. Noi tutti vi ricordiamo sempre e con amore seguiamo i vostri destini per ricomporre in tempo di pace la nostra famiglia sociale”.

 

Alcune copie sono firmate dal presidente Molina, altre no. Abbiamo visto le copie indirizzate ai soci Ernesto Guerra, Fiorenzo Casarico, Giovanni Argenti.

 

Tra i documenti due risposte alla lettera della società. Quella di Ernesto Caravatti e quella di Giovanni Porlezza. Eccole di seguito:

 

“Spett. Società mutuo soccorso

Sono molto a ringraziarvi del vostro caro scritto e  dei buoni auguri che fare sia a me che a tutti quelli che si trovano nelle mie condizioni.

Carissimi soci, sento con gran piacere che desiderate il giorno dell’arrivo nostro, ma speriamo che presto verrà anche quel caro giorno e di arrivare al nostro paese vittoriosi gridando evviva l’Italia nostra, allora ricominceremo la nostra bella vita famigliare cme tutto il nostro bel passato. Saluti cordiali socio Ernesto Caravatti (coraggio sempre) Viva l’Italia"

 

E quella di Giovanni Porlezza datata 28 ottobre 1915

 

"Egregio Presidente,

avendo ricevuta la sua gentil lettera da me tanto grata, contraccambio i suoi intimi saluti che lei stesso come padre di una famiglia ben amato, d’una fratellanza ben governata mi dia il saluto affettuoso.

Lascio al Consiglio il più cordiale saluto col grido di “Viva l’Italia”. Mi sottoscrivo il socio Porlezza Giovanni"

 

Ma la lettera più articolata è quella del caporal maggiore Giuseppe Scalabrini, spedita il 16 novembre 1915.

Ecco il testo integrale:

 

"Dai monti, 16 novembre 1915

 

Onorevole Consiglio,

i cambiamenti, gli attacchi contro il nemico, la neve e il freddo non consentono un po’ di pace. Le frasi dello scritto inviatomi scesero nel mio cuore come balsamo. In questi momenti, che siamo alla prova d’ogni duro sacrificio è un gran sollievo al pensare che delle gentili persone lontane possono fortificare con patriottiche parole l’animo dei loro amati soci, che stanno a compiere un  sacro e santo dovere verso la loro patria. Quanto è sublime! Quanto è dolce questo conforto! Vivi ringraziamenti porgo a tutti. Non posso far altro. Se Iddio che tanto è buono, mi aiuterà a uscir illeso da ogni pericolo, al mio ritorno saprò contraccambiare ciò che per me fanno. Chiedo quindi gentilmente di vigilare sopra i miei bambini, acciocché abbiano di crescere educati, rispettosi, per la Patria e per la Società. Ora chiedo mille scuse se tardai sì tanto risponderle. Aspettai  proprio affinchè coi miei compagni si fece qualche cosa per la nostra diletta Italia e difatti dopo due giorni di aspro combattimento acquistammo delle trincee nemiche. Facemmo molti prigionieri, otto mitragliatrici, e tanto altro materiale di guerra e persino cartoline e carta da scrivere che pensai bene inviar questo foglio a loro, il quale spero sarà un ricordo.

Colla mia viva speranza di ritornare sano e salvo al mio diletto Paese porgo a tutti i più distinti saluti

Devotissimo socio Giuseppe Scalabrini"

 

Un’altra lista comprende invece gli operai rimpatriati a causa della guerra. Su 31 lavoratori compresi nell’elenco 14 praticavano il mestiere di scalpellino, 14 erano muratori, il che ci autorizza a pensare che negli anni precedenti erano stati i mestieri più richiesti all’estero.

 

Nell’archivio della SOMS abbiamo trovato anche alcune informazioni  riguardanti il teatro sociale di Viggiù, che dal settembre del 1915 è utilizzato come scuola per i soldati.

La corrispondenza tra il capitano dell’esercito e la società operaia testimonia anche che i locali del teatro sono utilizzati anche per spettacolo musicali finalizzati a raccolte fondi.

Il 24 maggio 1917 il comandante del corpo d’armata di Milano ordina alla società operaia di mettere a disposizione dell’autorità militare il teatro sociale completamente sgombro di mobili. Si tratta in pratica della requisizione dei locali dietro pagamento di una somma da stabilire, il teatro verrà utilizzato come rifugio militare.

Intanto anche a Viggiù arrivano drammatiche notizie dal fronte. A settembre cade sul Carso Giulio Provini, nello stesso mese torna a casa ferito Giovanni Franzi

Giulio Provini è il primo caduto viggiutese, commemorato con grande commozione dalla società operaia di mutuo soccorso. Durante la cerimonia in chiesa sul catafalco avvolto nel tricolore viene collocato un grande quadro con l’effigie del sergente offerto dal pittore Antonio Piatti che inaugura la sua serie di ritratti dei caduti. Sappiamo che nel 1921 alla madre adottiva che faceva richiesta di una pensione, questa venne negata, perché in base alle leggi di allora, spettava solo ai figli legittimi o naturale e non adottivi.

Nel 1916 la Commissione prigionieri di guerra della Croce Rossa Italiana comunica al sindaco di Viggiù che da notizia avuta dalle autorità austriache, il soldato Domenico Cattò Di Girolamo, classe 1890, del 207° Reggimento Fanteria si trovava prigioniero a Mauthausen in buona salute nella baracca n.50, gruppo 4.

Il 10 ottobre perdono la vita sul fronte (battaglia dell’Isonzo) Antonio Franzi e Angelo Guerra.

 

Nel 1917 in tutta la zona di Viggiù arrivano operai per lavorare alle fortificazioni. Fin dal 1915 era iniziata la costruzione di fortificazioni per il timore di un’invasione tedesca dalla Svizzera. Era una complessa linea di difesa, strade, trincee, fortificazioni lungo tutto il confine elvetico dall’Ossola allo Stelvio (72 km.) con particolare rilievo al lago Ceresio. Voluta dal capo di stato maggiore, ne porterà il nome 2linea Cadorna”. I lavori di costruzione furono funestati da numerosi incidenti, dovuti soprattutto allo scoppio di mine.

 

In ottobre giunge notizia della morte causata da una grave infezione, di Aldo Argenti, giovane tenente rimasto per due mesi all’ospedale di Faenza dopo una ferita di proiettile al braccio. Il sindaco di Viggiù viene informato che è stata spedita “a mezzo ferrovia grande velocità” una cassetta appartenente al defunto sottotenente, che potrà essere ritirata dalla famiglia.

Sappiamo anche che nel 1925 il padre ottantatreenne inoltra al Ministero delle Finanze, divisione generale pensioni di guerra, la richiesta di riscuotere un’assicurazione, richiesta che avrà una risposta negativa, perché il giovane non è caduto in combattimento, ma a seguito delle ferite riportate.

 

Nel mese di dicembre abbiamo la corrispondenza tra la SOMS e la famiglia Bottinelli.

Il 30 dicembre la società operaia scrive al  signor Giuseppe Bottinelli che il consiglio di amministrazione ha deliberato di iscrivere a socio onorario il figlio Antonio, “volontario caduto sul campo della gloria”. Il giovane era morto il 24 novembre, colpito da un proiettile.

Il 18 dicembre il fratello del caduto aveva inviato un biglietto al presidente della società operaia ringraziandolo per aver partecipato al lutto del “carissimo Antonio, caduto al suo posto del dovere. Per desiderio del padre inviava  50 lire affinché il fratello fosse ricordato come socio onorario della società.

 

Altri caduti Viggiù avrà nel corso del 1918; poi, mentre vengono rimpatriati i soldati con la fine della guerra, anche la popolazione del Varesotto comincia a fare i conti con l’epidemia di “spagnola”.

 

I documenti degli anni successivi da noi consultati riguardano essenzialmente la richiesta di notizie di giovani partiti per il fronte e mai più tornati (è il caso di Carlo Porro) e richieste al Comune di sussidi da parte di madri rimaste prive di sostegno economico o di vedove.

 

 

"Questa esperienza ci ha dato l’opportunità di abbracciare un ambito, in questo caso quello riferito alla guerra, lontano dalle nostre esperienze, ma che ci ha fatto conoscere un mondo che in qualche modo appartiene a tutti noi” (Corinne, Sara, Elisa, Francesca).

 

Un grazie alla SOMS per la generosa accoglienza e in particolare al sig. Giovanni per la passione  con cui ha seguito il nostro lavoro e i preziosi suggerimenti.

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